La storia dei Francobolli Pubblicitari

I Francobolli Pubblicitari sono Carte-valori postali recanti annunci pubblicitari sui margini, al retro o su bandelle, stampati a cura delle stesse Poste o da loro concessionari. I primi esempi su francobollo sono del tipo con pubblicità al retro, impressa in vari color…i prima della gommatura: la Nuova Zelanda l’adottò nel 1893 ma fu abbandonata già a metà 1894, e molto breve fu anche il contemporaneo esperimento inglese, limitato al sapone Pear.

Lo stato australiano di Victoria nel novembre 1895 inserì un doppio annuncio su una sua cartolina, ma già a dicembre l’iniziativa fu abbandonata a causa delle proteste, in parte dovute anche ai due prodotti reclamizzati: tabacco e birra. La pubblicità su cartoline e biglietti postali fu poi ripresa da altri Paesi, tra cui l’Italia nel 1919, senza alcun problema. Nel giugno 1908 la Svizzera sperimentò i cosiddetti Kochermarken, normali francobolli con il formato raddoppiato in modo da poterli incorniciare con testi pubblicitari in vari colori, chiaramente ispirati ai francobolli con supporto pubblicitario privato, allora in voga: ma oltre a Kocher non vi furono altri clienti. Maggior séguito ebbero i francobolli con pubblicità sui margini dei fogli, che poteva essere staccata facilmente dall’utilizzatore: l’idea venne lanciata dalla Baviera nel 1912, seguita da Germania, Francia, Danimarca, Belgio e infine ammessa anche dall’UPU. In qualche caso la pubblicità è entrata anche nel francobollo stesso, solitamente per promuovere prodotti nazionali, prima sporadicamente – il caffé in Costarica e Guatemala – e dagli anni ‘80 in modo sempre più massiccio: uno dei primi casi fu la serie britannica dedicata all’auto, con tanto di marche e ultimi modelli.

L’Italia ha emesso pubblicitari (prima cartoline e biglietti postali, poi anche francobolli) fra il 1919 e il 1925, e nuovamente dal 1950 al 1952 (solo cartoline postali). Le cartoline postali pubblicitarie iniziarono ad apparire nel marzo 1919: recavano gli avvisi in un tassello rettangolare, stampato contemporaneamente al resto della cartolina sul lato sinistro, il che aveva costretto a spostare il millesimo sotto lo stemma. Sono noti 225 diversi tasselli, applicati su vari tipi di cartoline da 10, 15, 25 e 30 cent.: 2 sono di promozione postale, 194 recano pubblicità a beneficio della Croce Rossa, come chiaramente indicato, e 29 sono gli avvisi a tutto favore delle Poste, di cui due di propaganda del Partito fascista. Sui biglietti postali, distribuiti a partire dal maggio 1919, comparvero invece solo 10 diversi annunci, di grande formato e coprenti l’intero retro: risalgono tutti al periodo iniziale, quando la Croce Rossa ne deteneva la concessione esclusiva. Sui francobolli, tutti apparsi fra il novembre 1924 e il gennaio 1925, la pubblicità figurava in un’appendice in basso che, contrariamente a quanto previsto dall’UPU e dal Capitolato d’oneri, non era separata dalla perforazione: furono interessati 7 diversi valori, tirati da apposite tavole, su cui vennero stampate in un secondo passaggio 13 vignette differenti, una delle quali (Baci Perugina) circolò soltanto fra i collezionisti. Anche il francobollo da 20 cent. fu venduto solo per collezione, ma nel 1944. La concessione, affidata alla ditta Guastella e Poggi di Roma, prevedeva una tiratura minima di 100.000 esemplari e la possibilità, oltre il milione di pezzi, di scegliere le località in cui distribuirli: dagli esemplari usati per l’estero era previsto il distacco dell’appendice pubblicitaria.

A seguito delle proteste del pubblico e della stampa, ne fu interrotta la distribuzione e nel maggio 1925 venne vietata ogni forma di pubblicità sulle carte-valori postali. Dal dicembre 1950 furono reintrodotte cartoline postali con tassello pubblicitario in basso a sinistra, ma nel giro di un anno furono reperiti tre soli clienti, e nel 1952 l’iniziativa fu abbandonata.

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